Leadership: c'è ancora qualcosa da scoprire?
Che cos’è la Leadership
Spesso sentiamo parlare di leadership, della necessità e del bisogno di averla per se stessi e per guidare un’impresa, ne leggiamo sul web e su carta; ne apprendiamo l’urgenza quando chi governa Paesi o istituzioni sembra esserne in difetto. È pur vero che, come spesso accade con i termini più usati, ne perdiamo di vista il significato originario.
Cos’è dunque questa capacità di essere leader?
La leadership in un’immagine
C’è un’immagine cinematografica nota a tutti che la descrive perfettamente: la figura di Massimo Decimo Meridio, “Il gladiatore”. Chi di noi non si è emozionato o persino commosso durante il suo discorso ai commilitoni? Quanti di loro sono stati disposti a seguirlo fino alla morte per il suo esempio, la forza morale e l’autenticità? Quanti cuori ha infuso di coraggio e motivazione ben oltre la paura? Quanta fiducia ha saputo ispirare ai suoi compagni pur essendo un gladiatore come loro? Con quanta consapevolezza dei punti di forza e dei limiti propri e dei suoi uomini ha accolto la totale responsabilità delle sue azioni?
Il concetto di leadership
In queste stesse domande è racchiusa l’essenza di ciò che, sin dall’antichità, significa essere un leader.
Sebbene, infatti, il concetto di leadership abbia una storia e un’evoluzione piuttosto recente, essendo nato in seno alla sociologia del XIX secolo e reso noto con l’opera di Max Weber, se ne consideriamo l’origine etimologica scopriamo come sia radicato nella nostra cultura da moltissimi secoli.
Le parole leader e leadership derivano dal verbo inglese to lead che significa “condurre”, e che, a sua volta, deriva dal latino ducere: condurre, guidare, portare con sè, essere alla testa dell’esercito. Questo aspetto linguistico ci permette di capire i punti fondamentali sulla questione: il leader è colui che conduce l’esercito di cui egli stesso fa parte e di cui si sente parte; non è un generale che aspetta la fine della battaglia nelle retrovie. Il leader è colui che guida la sua squadra verso un obiettivo comune, non un capo che impartisce ordini restando nel suo comodo ufficio. Il vero leader sa impartire ruoli e responsabilità ispirando, motivando e infuocando gli animi attraverso una vision e valori comuni, portando di fatto con sé le persone, praticamente e idealmente. Non è colui che, pur ricoprendo un ruolo di responsabilità, si limita a dire cosa fare, quando fare e come fare. Risulta chiaro, quindi, che la leadership è sostanzialmente la capacità di far leva sulle emozioni al fine di raggiungere un determinato risultato e che il leader è la guida emotiva del gruppo.
Leadership skills
Il fatto stesso che ci siano delle skills, ovvero delle abilità, intrinseche alla leadership ci informa sul fatto che la leadership stessa è un’abilità che, come le altre (suonare uno strumento, praticare uno sport, imparare una lingua…), può essere allenata, formata, migliorata con lo studio e l’esercizio. Non solo. Gli esperti del settore ci spiegano che sempre più questo tipo di skill è divenuto imprescindibile per il “lavoro di domani”.
Che tipo di abilità, dunque, vengono considerate costitutive e fondamentali per poter esercitare il compito di guida emotiva del team di lavoro?
Secondo gli specialisti di Forbes il leader deve possedere un misto di coraggio e flessibilità, chiarezza di visione e umiltà, capacità di ascolto e capacità di guadagnare rispetto.
Vediamo nel dettaglio in che senso queste caratteristiche, che abbiamo raccolto in 4 macro competenze, sono funzionali al ruolo di guida.
Capacità di motivare al risultato
Chi ha leadership è colui che sa ispirare le persone, parlando con autenticità e trasparenza; ciò facendo suscita la fiducia degli individui che lo seguono anche grazie ad una visione che tenga conto degli obiettivi personali e dei valori comuni: essi si sentono motivati personalmente, e non solo professionalmente, a raggiungere i risultati.
Capacità di prendere iniziative
Essere leader significa saper prendere delle decisioni efficaci anche quando il mondo intorno cambia alla velocità della luce e il terreno frana sotto i piedi; questo è possibile allenando la flessibilità insieme alla fermezza, così come la fiducia in se stessi, consapevoli dei punti di forza da cavalcare e allo stesso tempo consapevoli della cultura globale.
Inclinazione a collaborare e a lavorare in gruppo
Per quanto possa sembrare paradossale per essere un leader efficace risulta fondamentale l’umiltà che non è debolezza, ma la capacità di far brillare le qualità altrui senza il bisogno narcisistico di prevalere: le risorse di valore daranno di più e resteranno nell’azienda dove possono esprimere il proprio potenziale. Altrettanto importanti restano le comunication skills, ovvero il saper ascoltare, comprendere e comunicare.
Capacità di guidare il team
Il leader, come abbiamo già visto, è sia parte sia a capo del gruppo e può stabilire la sua leadership nel guidarlo grazie al coraggio con cui si destreggia attraverso i cambiamenti e agli imprevisti così come grazie alla fermezza di mantenere la rotta decisa quando essa si riveli la miglior scelta possibile. Ma, appunto, solo qualora sia effettivamente la scelta giusta, e per discriminare ciò serve capacità di imparare in fretta ed essere versatili rispetto alle esigenze concrete. Esercitando queste abilità e assumendosi per primo la responsabilità del risultato sarà in grado di guadagnarsi il rispetto del suo team che sceglierà di farsi guidare da lui.
Chi è il leader?
Entrando nel merito di quali caratteristiche e abilità rendono una persona leader emerge un minimo comune denominatore: tutte queste capacità, queste soft skills, rientrano nella sfera dell’intelligenza emotiva, il cui guru indiscusso, Daniel Goleman, ha apportato contributi determinanti.
Il ruolo dell’intelligenza emotiva
Quanto emerge dagli studi di Goleman e dal suo lavoro con aziende e organizzazioni in tutto il mondo è che per essere leader non basta essere manager efficienti e performanti, bensì è imprescindibile avere abilità psicologiche e comunicative in grado di orientare le emozioni del gruppo; sembra infatti che essere una guida per il proprio team non abbia tanto a che fare con conoscenze tecniche specifiche, dati o numeri, ma piuttosto con il saper entrare in risonanza emotiva. Potremmo dire che non conta tanto il titolo di studio o la tecnica bensì l’empatia. Scrive Goleman:<< Questa funzione emotiva del leader può essere considerata fondamentale in ben due accezioni: essa costituisce infatti allo stesso tempo l’essenza originaria e l’elemento più importante della leadership>>.
È da circa 30 anni, da quando la scienza ha scoperto che le emozioni risiedono nel cervello e ne influenzano la sfera intellettuale, che anche gli studi sulle dinamiche aziendali e organizzative hanno compreso quanto la mente e il cuore debbano lavorare in sinergia per promuovere un ambiente di lavoro proficuo ma senza stress, vera efficacia professionale e benessere individuale, risultati di squadra e soddisfazione personale.
In altre parole, si è compreso che non c’è vera leadership senza intelligenza emotiva.
Essere leader: le dimensioni dell’intelligenza emotiva
L’intelligenza emotiva è un aspetto dell’intelligenza umana che ha a che fare con la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni e quelle altrui e si compone di quattro dimensioni fondamentali. Le prime due si riferiscono alla sfera individuale, mentre le seconde due si applicano alla sfera delle relazioni con gli altri.
Il primo aspetto, la consapevolezza di sé, mette in luce che un leader consapevole dei propri stati emotivi comprende l’impatto emotivo che le sue azioni possono avere sui propri collaboratori riuscendo a intuire quale condotta sia meglio adottare di volta in volta, quando sia il caso di chiedere aiuto e lavorare sul proprio miglioramento. Una volta consapevole delle proprie emozioni, un leader deve saperle gestire, allenando l’autocontrollo e la coerenza con i propri valori. Questo secondo aspetto è quello della gestione di sé, che comprende anche la capacità di adattarsi agli eventi e alle situazioni con un certo grado di fiducia e ottimismo al fine di cogliere le opportunità anche nelle sconfitte.
La terza dimensione è quella della consapevolezza sociale dove spicca la capacità di provare empatia. Il leader empatico è colui che sa ascoltare e comprendere davvero punti di vista e prospettive anche molto distanti dalla sua senza giudicarle riuscendo quindi a instaurare relazioni professionali ottime e a promuovere rapporti proficui con i clienti.
Infine, la quarta dimensione è quella della gestione dei rapporti interpersonali e raggruppa in sé abilità fondamentali per ogni leader che voglia ispirare ed essere davvero efficace nel proprio lavoro e nella vita in generale.
Leader non si è, si diventa
Chiariamo una cosa: non si possono infiammare le folle e motivare i team se non si conosce e gestisce in primis se stessi. Un altro famoso e indiscusso studioso della leadership, Stephen Covey, nel suo bestseller “Le sette regole per avere successo” ci fornisce step precisi al riguardo: è necessario conseguire il successo privato per poter conseguire il successo pubblico; ovvero bisogna lavorare prima su se stessi, formarsi, darsi regole e saperle mantenere, assumersi la responsabilità della propria vita prima di esercitare un’influenza efficace e duratura con gli altri. Per essere leader occorre dunque diventarlo partendo da sé, investendo nella propria formazione e poi continuando a formarsi, ad imparare, a mettersi in discussione.
In tal senso, un ambito riconosciuto come essenziale per lo sviluppo della leadership e che è necessario allenare ripetutamente e con costanza è quello delle communication skills. L’essere umano è colui che ha la parola, il logos; il linguaggio è quella dimensione che identifica la condizione umana e la differenzia dalle altre: non solo parliamo e ascoltiamo, noi siamo immersi nel linguaggio! Nessuna attività avviene al di fuori della comunicazione, neppure quando siamo soli con noi stessi. È un fatto che il 93% del nostro modo di comunicare avviene senza neanche l’uso della parola; ne consegue la necessità di allenare ogni aspetto della comunicazione al duplice scopo di mettere in atto una leadership realmente efficace e di evitare di esprimere messaggi contrastanti con quello che vogliamo ottenere.
Perché la Leadership?
Traiamo le fila degli input e degli argomenti che abbiamo trattato finora nel comprendere a cosa serve e perché è così importante, oggi più che mai e domani più di oggi, la leadership.
Un articolo del Sole 24 ore ci fornisce degli spunti interessanti interrogandosi sulla necessità di saper condurre il cambiamento nelle aziende e nelle realtà imprenditoriali. Non solo nei passaggi generazionali, già così di per sé delicati, ma soprattutto nella gestione quotidiana delle aziende c’è bisogno di quella leadership che sappia guardare al domani pur affrontando l’oggi con determinazione e creatività; che sappia riconoscere il valore delle risorse interne all’azienda così come sappia mettere a punto programmi di training per sopperire alle inefficienze. Il mercato, lo sappiamo, è cambiato ormai vent’anni fa’ e quella che sembrava una crisi si è imposta come la nuova condizione di normalità. Non è più il tempo di arroccarsi nel passato! Stare al passo coi tempi significa riconoscere che oggi un leader ha ancora più bisogno della forza e del contributo di un gruppo di lavoro motivato e ben preparato ad affrontare le sfide e che solo un vero leader, una guida emotiva, può fare in modo che la sua squadra sia più efficace e produttiva della somma delle persone prese nella loro singolarità.